Debiti e cartelle esattoriali:
quando è strategico rinunciare all’eredità
Trucchi per difendere il patrimonio della famiglia
da Equitalia. Salviamo la casa dei nostri genitori
La legge consente a chiunque, una volta “chiamato” a succedere, per devoluzione testamentaria o legittima (cioè in forza di un testamento o di legge), ad un’altra persona, di rinunciare a tale eredità.
Rinunciare all’eredità
La rinuncia si concretizza in una dichiarazione formale che deve essere resa in atto pubblico davanti al Notaio o al Cancelliere del Tribunale. Essa può essere effettuata nel termine di dieci anni dall’apertura della successione (a meno che il chiamato all’eredità non sia nel possesso dei beni ereditari). Ad esempio, lo zio non risiede nella casa della nonna. In tale circostanza il termine per rinunciare è di soli tre mesi, poiché altrimenti il chiamato, che non abbia fatto redigere l’inventario dei beni ricompresi nella successione entro tale termine, viene considerato erede puro, in quanto la legge presume che egli abbia accettato “tacitamente”.
La rinuncia è nulla se fatta solo in parte. Si rinuncia a tutti i beni ricompresi nel compendio ereditario, per la quota devoluta al rinunciante, che viene devoluta ai chiamati in ordine successivo.
Spesso è come rinunciare all’eredità che potrebbe rivelarsi un rimedio non idoneo per sottrarre i beni caduti in successione dall’aggressione del creditore Equitalia.
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L’eredità? Possono ottenerla i creditori se non usate la strategia
SALVATE LA CASA DEI GENITORI
Esiste una norma che sancisce che, entro cinque anni dalla rinuncia, i creditori del rinunciante possono farsi autorizzare dal giudice ad accettare l’eredità. Questo al solo scopo di soddisfarsi sui beni ereditari fino a concorrenza dei propri crediti.
Occorre specificare che non si tratta di una vera e propria “accettazione” dell’eredità. I creditori, esercitando tale rimedio, non diventano “eredi” del de cuius, ma ottengono lo scopo di rendere inefficace nei loro confronti la rinuncia all’eredità fatta dal proprio debitore. Si rendono quindi aggredibili i beni che, in mancanza di rinuncia, sarebbero entrati nel patrimonio del medesimo. Tutto questo indipendentemente dal fatto che la rinuncia fosse stata fatta, fraudolentemente, solo per evitare l’aggressione di tali beni. Indipendentemente dal fatto che altri chiamati a cui l’eredità fosse devoluta, in forza della rinuncia del primo chiamato, avessero accettato nel frattempo l’eredità.
Quando e come i beni sono in salvo dai creditori
L’unica ipotesi in cui si potrebbe evitare un’aggressione dei creditori sui beni ereditari, sarebbe, sempre nel caso di chiamato non nel possesso dei beni, l’intervenuta “prescrizione” del diritto di accettare. Essa interviene dopo dieci anni dall’apertura della successione (se entro tale termine i creditori non abbiano chiesto di fissare un termine perentorio entro cui il proprio debitore si pronunci per l’accettazione o la rinuncia all’eredità).
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