PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA (PNRR) E CLIMA
AMBIENTALISTI: “OCCASIONE IMPERDIBILE, RISCHIAMO DI SPRECARLA”
Secondo WWF, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club e Transport & Environment, il piano di Ripresa italiana non è un piano significativo per il clima; non riesce a identificare nei settori della decarbonizzazione il volano per la ripresa economica sostenibile
Secondo gli ambientalisti il PNRR rappresenta per il clima “un’occasione imperdibile”, “eppure – affermano – rischiamo di sprecarla”.
“Il piano di Ripresa italiana di 248 miliardi (191 da Recovery, 31 da fondo complementare e ulteriori 26 miliardi per la realizzazione di opere specifiche) non è un piano significativo per il clima; non riesce a identificare nei settori della decarbonizzazione il volano per la ripresa economica sostenibile e non è incisivo nell’allocazione delle risorse e nelle riforme per innovare i settori pilastro della decarbonizzazione”, questo il giudizio della organizzazioni ambientaliste WWF, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club e Transport & Environment (T&E), diffuso tramite una nota congiunta.
Per le associazioni ambientaliste la decarbonizzazione dovrebbe rappresentare il fulcro della svolta e un’occasione di rilancio economico e nuova occupazione: “eppure – evidenziano – molto viene lasciato ai progetti successivi, con una strategia opaca e ampi margini di discrezionalità, che rendono difficile perseguire con decisione il percorso verso l’azzeramento delle emissioni di carbonio”.
“Inoltre – proseguono – si preferisce dare spazio a vettori energetici dal futuro ancora non definito e sul lungo periodo, come l’idrogeno verde, invece di puntare decisamente sulle fonti rinnovabili, sull’efficienza energetica in tutti i settori, sull’elettrificazione dei trasporti”.
E le risorse classificabili come ‘verdi’ – sottolineano le associazioni – “appaiono marginali nella transizione energetica e scollegate da una strategia climatica”.
PNRR e clima, le criticità rilevate dagli ambientalisti
Sono diverse, dunque, le criticità rilevate dagli ambientalisti. Tra queste:
- La mancanza di una governance che metta in relazione le misure con gli obiettivi climatici, in termini di spesa, impatto e monitoraggio. Le associazioni sottolineano, in particolare, come il significativo budget del piano per l’alta velocità è assegnato e monitorato dal Ministero dell’economia e delle finanze, che è il proprietario unico di Ferrovie dello Stato.
- La mancanza di una proposta di riforma della fiscalità che assicuri l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili e, contestualmente, identifichi nei principi di fiscalità ambientale i pilastri per la riforma fiscale da inserire nella legge delega prevista per luglio.
- La mancanza di una proposta per la finanza verde come leva per lo sviluppo del Paese, connessa alle risorse del PNRR, che includa trasparenza, rendicontazione e l’adozione di una lista d’esclusione al finanziamento di infrastrutture per tutte le fonti fossili.
Infine, WWF, Greenpeace, Legambiente, Kyoto Club e Transport & Environment (T&E) sottolineano che “il PNRR indica un obiettivo di decarbonizzazione per l’Italia al 2030 del 51% senza che questo appartenga in alcun modo a strategie o policy nazionali pubbliche e concordate a livello europeo o internazionale”.
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