Debiti non pagati e diritti del debitore

Trucchi e strategie per evitare il decreto ingiuntivo

Una società di riscossione debiti vi ha bussato alla porta presentandovi un conto salatissimo?

Ecco come evitare il decreto ingiuntivo.

 

Ebbene si, proprio come nel libro  ” un sogno all’improvviso “, la vita può  cambiare in un solo minuto. Quello necessario per aprire la raccomandata e leggerne il contenuto all’interno. La serenità della famiglia è messa a dura prova.

TOCCA A VOI DIFENDERE LA VOSTRA FAMIGLIA.

DATEVI DA FARE EVITANDO COSTI LEGALI  

Senza alcun preavviso può giungere una raccomandata che cambia la quotidianità  e il modo di dormire non è più lo stesso da quel giorno in poi. Quel maledettissimo giorno in cui un vecchio, vecchissimo debito è tornato a farsi sentire.

Ci sentiamo come un piccolo pesce e percepiamo che, intorno a noi, gira un pescecane travestito da multinazionale bancaria o da società finanziaria. Questo squalo  ha semplicemente comprato il debito che avevamo con la banca (tal dei tali) e ne pretende il pagamento. Sarà vero ? ricordavate fosse di 2.000 euro ed invece ne vogliono 10.000  euro ?

Tutto può  cambiare in un minuto. “Lo  stipendio , il  conto in banca , il TFR, tutto rimesso in gioco, tutto in forse

NON PERDETE LA TESTA  E RAGIONATE CON IL SAPERE.

LA MIGLIOR DIFESA E’ IL SAPERE COME SEMPRE SOSTENIAMO 

E CON IL SAPERE VI SPIEGHEREMO COME SCONFIGGERE  QUESTI SQUALI

CHE VOGLIONO SOLO E SEMPRE DENARO

 

Come usare con strategia la legge

e difendere la famiglia.

Articolo preso da ” IO URLO IL VOSTRO SILENZIO ” di Andrea Fisco

 

La perfetta Strategia difensiva quanto il debito è stato ceduto a terzi. 

REGOLA N.1 : CAPIRE COME FUNZIONA

Anni addietro avete firmato un contratto di finanziamento, oppure avete dimenticato di chiudere un conto corrente.

Quella maledetta raccomandata vi obbliga a cercare nella memoria di aver sottoscritto un contratto di finanziamento con una determinata società bancaria, ma ora a chiedervi il pagamento delle rate è una società finanziaria diversa.

Spesso il silenzio che intercorre tra un determinato avvenimento e la richiesta di pagamento del debito comprende addirittura  15 anni. 15 anni di apparente silenzio. E’ UN’ARMA DELLE BANCHE . LA VOSTRA MEMORIA .

Ma è legale?

Si purtroppo, ed è anche  legittimo. Questo anche se il contratto è stato stipulato con una banca/finanziaria diversa e se il debitore non è d’accordo con questo cambiamento.  Quello che è semplicemente accaduto è una normale operazione negoziale denominata  “cessione del credito”. Per difendersi è necessario capire  il meccanismo e  soprattutto come funziona ed infine quali sono i diritti del debitore.

 

La cessione del credito

La cessione del credito è l’accordo attraverso il quale un creditore (cedente) trasferisce ad un altro soggetto (cessionario) il diritto di credito che vanta nei confronti del proprio debitore (ceduto).
Il creditore può trasferire a titolo oneroso o a titolo gratuito il suo credito, anche senza il consenso del debitore. Questo purché il credito non abbia carattere strettamente personale o il trasferimento non sia vietato dalla legge. Il cedente deve consegnare al cessionario i documenti probatori del credito che sono in suo possesso.  Per effetto della cessione, il credito è trasferito al cessionario con i privilegi, con le garanzie personali e reali e con gli altri accessori. Quando la cessione è a titolo oneroso, il cedente è tenuto a garantire l’esistenza del credito al tempo della cessione. La garanzia può essere esclusa per patto, ma il cedente resta sempre obbligato per il fatto proprio.

Due variabili:  Cessione pro soluto e cessione pro solvendo

Nell’ambito della cessione dei crediti, si distingue tra cessione pro soluto e cessione pro solvendo:

  • Cessione pro soluto, il cedente (ossia il creditore iniziale) garantisce al cessionario (ossia all’acquirente del credito) la sola sussistenza e validità del credito nel momento in cui glielo cede.
  • Cessione pro solvendo, il cedente oltre a garantire la sussistenza e validità del credito, si assume la garanzia per l’eventuale inadempimento del debitore. Se quest’ultimo non paga, a ridare i soldi al cessionario ci penserà il cedente.

Dunque, solo nella cessione pro soluto il creditore cedente resta liberato da ogni obbligo di pagare il debito qualora non vi provveda il debitore ceduto. Nella cessione pro solvendo invece, il cedente sarà liberato solo quando il debitore ceduto avrà adempiuto regolarmente.

La legge prevede che la cessione ha effetto nei confronti del debitore e del ceduto quando questi l’ha accettata o quando gli è stata notificata.

Ciò vuol dire che la cessione del credito si perfeziona senza il consenso del debitore. L’accettazione o la notificazione hanno il solo scopo di rendere la cessione opponibile al debitore ceduto. Rimane del tutto indifferente lo scopo per cui sia avvenuto il trasferimento del credito.

 

Come viene notificata la cessione del credito

La notificazione della cessione del credito al debitore ceduto costituisce atto a forma libera, purché idoneo a porre il debitore nella consapevolezza della mutata titolarità attiva del rapporto obbligatorio. Solitamente al debitore viene inviata, a mezzo raccomandata a/r, una comunicazione in cui si dà atto dell’avvenuta cessione del credito.

Secondo la Cassazione, la notificazione compiuta dal cedente deve semplicemente contenere la notizia dell’avvenuta cessione, con l’indicazione degli elementi essenziali dell’accordo traslativo del diritto di credito. La notificazione effettuata dal cessionario invece deve contenere oltre alla comunicazione della cessione, anche la prova certa del trasferimento del diritto di credito (il contratto di cessione).

Ecco i risultati ottenuti.

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