UNA VITTORIA DI CHI NON CREDE AL VIRUS ?

O SEMPLICEMENTE ABBIAMO SMESSO DI CREDERE NELLO STATO?

L’app Immuni è un flop. Dopo mille polemiche, problemi e ritardi, l’app Immuni finalmente funziona, ma non è stata accolta dagli italiani. In totale è stata scaricata solamente da 4 milioni di utenti.

Immuni, scaricata da 8 italiani su 100

DENARO BUTTATO PER UN’APP SNOBBATA DAL POPOLO

L’app Immuni è stata scaricata solamente da 8 italiani su 100, nonostante, come sottolineato dal ministro dell’Innovazione, Paola Pisano, “l’app tecnologicamente e tecnicamente sta funzionando”, fornendo anche i dati aggiornati sul numero di download effettuati nel nostro Paese. L’applicazione, ha continuato la ministra, “si sta integrando bene con il sistema sanitario, non più sotto pressione come prima: dialoghiamo settimanalmente con tutte le Regioni”, specificando che durante la Fase 3 è sempre più necessaria un’applicazione “unica, altrimenti non si ha il controllo dei dati e non si riescono a individuare focolai di ammalati”. Il messaggio è stato ribadito in modo ancora più sentito anche dal ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, che, unitamente al viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, ha esortato tutti i cittadini “a scaricare l’app che serve a proteggerci a livello nazionale. Non bisogna fare delle app per le singole Regioni, occorre avere una protezione a livello nazionale”.

MA LA GENTE NON SI FIDA QUESTO E’ CHIARO A TUTTI 

L’app  non ha convinto e molti italiani ancora non si fidano a rilasciare i propri dati. Sulla questione si è espresso anche l’kacker Max Uggeri, il quale ha affermato che:

“Chi gestisce il database, ovvero Sogei, su questo fronte ha fatto già figure non proprio bellissime in passato. Il primo rischio è quello che qualche malintenzionato lo attacchi per generare dei falsi positivi”.

 

Diverse Regioni hanno lanciato delle applicazioni indipendenti per il tracciamento dei contagi, molto simili a quella di Immuni, come Lombardia, Sicilia e Sardegna, con dei risultati differenziati tra i cittadini in base alla diffusione del contagio.

La soluzione adottata dalla Lombardia, AllertaLom, ad esempio sarebbe stata scaricata da 1,3 milioni di persone, secondo i dati di metà giugno, mentre in Sicilia, invece, è disponibile “SiciliaSiCura”, nome simile a quello scelto dalla Sardegna per “SardegnaSicura”, disponibile a partire dallo scorso 12 giugno soprattutto per i turisti in che sbarcheranno sull’isola in vista delle imminenti vacanze estive.

 

FAVOREVOLI O  CONTRARI ? CONOSCERLA E’ UTILE UGUALMENTE

Come funziona Immuni: download, funzionamento, attivazione e disattivazione dell’app per tracciare i contagi da coronavirus.

 

Come funziona l’app Immuni: l’applicazione per smartphone basata sul contact tracing scelta dal governo per tracciare i contagi da coronavirus: il funzionamento dell’app, disponibile al download su iOS e Android, non è più un segreto. Chi può scaricarla, è obbligatoria e come vengono conservati i dati personali?

Vogliamo chiare i diversi punti oscuri relativi all’applicazione che ora nella fase di beta testing in quattro regioni, per poi essere attivata in tutta Italia. Facciamo il punto della situazione su questa app che tanto potrebbe essere centrale in questa seconda fase di convivenza con il coronavirus.

 

App Immuni: come funziona

L’app Immuni non è ora disponibile: il programma è stato testato nella fabbrica Ferrari di Maranello prima di essere successivamente proposta agli utenti. L’applicazione sfrutta la tecnologia bluetooth basandosi sul modello indicato da Google e Apple, che nei giorni scorsi hanno siglato una storica alleanza per tracciare il coronavirus. Attraverso il bluetooth, l’app rileva la vicinanza fra due dispositivi e registra sullo smartphone di ciascun cittadino una lista di codici identificativi anonimi di tutti i device con cui è entrato in contatto.

Quando a un utente viene fatto il tampone, un operatore sanitario (che sarà in possesso di un’altra app dedicata) fornirà un codice che servirà al potenziale positivo per caricare i dati raccolti dall’app su un server. A questo punto, con il cloud computing viene calcolato il rischio di esposizione al coronavirus per ogni identificativo.Niente geolocalizzazione ma un sistema di tracciamento basato sul bluetooth a cui gli utenti si sottoporranno su base volontaria. L’obiettivo dell’app italiana, e dell’Unione Europea che vigila e detta le regole sulla realizzazione di questo tipo di app, è di arrivare a soluzioni diverse per il tracciamento degli spostamenti ma che abbiano un approccio e dei principi comuni. Non uno spiare le attività private dei cittadini, ma creare uno strumento utile per ripartire con la quotidianità e prevenire l’arrivo di nuovi contagi.

 

Immuni: quali dati sono richiesti e attivazione

Una volta scaricata e avviata l’app avremo tutta una serie di voci da attivare e di permessi da concedere per far funzionare Immuni.Viene richiesta l’attivazione del bluetooth e il consenso a entrare in contatto con l’utente in caso d’emergenza, oltre ai permessi relativi alla notifica del contagio (che vedremo nei prossimi paragrafi).

Si aggiungono poi dati riguardanti la nostra posizione geografica: regione e provincia d’appartenenza. Attenzione, rilasciare questi dati non significa indicare o attivare la propria posizione esatta in tempo reale (Immuni non utilizza il GPS). I dati raccolti serviranno a rendere più settoriali e circoscritte le informazioni.

 

 

 

Sulla questione privacy è garantito l’anonimato: l’app non associa nome e cognome degli utenti ma un codice alfanumerico unico per ogni profilo che dovrà essere utilizzato quando un utente risulterà positivo al test.

App Immuni: la notifica del contagio, come funziona e cosa fare

La tecnologia bluetooth permetterà di registrare se lo smartphone sia entrato a contatto o meno nei giorni precedenti con una persona risultata positiva al coronavirus: se questo dovesse verificarsi, l’utente riceverà una serie di avvisi e notifiche che indicheranno i comportamenti da seguire, invitandolo alla prevenzione come l’autoisolamento e test diagnostico.

 

 

 

La procedura, come possiamo dedurre dallo screen, viene attuata attraverso un avviso che notificherà l’utente di turno in merito a un presunto contatto a rischio con un positivo al COVID-19. L’app non indicherà il nome o con chi siamo entrati in contatto, ma solo quando è stato rilevato il presunto incontro a che potrebbe averci esposto al coronavirus.

Non è possibile sapere chi ci ha contagiato, i codici associati ai due utenti sono in mano alle autorità sanitarie incaricate di inviare le preziose notifiche: a noi spetterà ricostruire i contatti avuti nei giorni precedenti in modo da identificare il possibile contagio.Se abbiamo ricevuto la notifica avremo troveremo consigli su come procedere e un bottone arancione con il quale si potrà confermare o meno la presenza di sintomi da COVID-19 a seguito dell’avvenuto contatto con un caso positivo.

 

Immuni: come viene rilevato il contagio e tracciamento utenti

Come funziona il rilevamento dei contatti tramite Immuni? Ipotizziamo di utilizzare l’app e di avere quindi attivo il bluetooth e di incontrare un altro utente che ha preso parte al programma: il nostro contatto verrà rilevato e misurato con intervalli di 5 minuti fino a un tempo massimo di 30 minuti.

 

Cosa significa e cosa cambia con questo? Se entriamo in contatto con la medesima persona in diversi momenti della giornata e questa risulta positiva al COVID-19 verrà sempre contato un tempo massimo di mezzora (andando a sommare tutti gli intervalli di tempo avuti, da un incontro di 5 minuti per un caffè a 25 minuti per un pranzo insieme e così via).

Immuni, app spenta o accesa: si può disattivare?

La sorpresa arriva dal fatto che l’app Immuni può essere disattivata. Dagli screen dell’app emerge infatti la possibilità di accendere o meno l’app a nostro piacimento nel corso della giornata.

Il funzionamento è infatti in linea con l’attivazione o meno del bluetooth: disattivandolo, magari per risparmiare batteria, perdiamo la possibilità di tracciare i nostri contatti. Sulla questione c’è già qualche dubbio: i dati, se il tracciamento è attivato o disattivato a piacimento degli utenti, potrebbero essere falsati anche alla luce di un numero di download elevato?

 

La misura è stata in realtà adottata per proteggere la libera scelta degli utenti e garantire il massimo della privacy: i dati raccolti saranno utili alle istituzioni sanitarie per capire l’andamento dei contagi ed essere preparati a un relativo sovraffollamento delle terapie intensive.

ADESSO CHE AVETE COMPRESO SIETE LIBERI O MENO DI SCARICARLA

Per scaricare l’app è necessario un aggiornamento per iOS e Android: fondamentale iOS 13.5 per iPhone e Android 6 o superiore con l’ultimo aggiornamento 20.18.13 di Google Play Services.Se scaricherete l’app senza aggiornare una volta avviata sarete invitati ad aggiornare il sistema operativo:

 

Immuni: è obbligatorio scaricare l’app?

Nonostante le polemiche dei giorni scorsi, è il premier Conte a mettere l’ultima parola sull’obbligo o meno di scaricare l’app: nell’intervento in Senato del 21 aprile il Presidente del consiglio ha chiarito che Immuni non sarà obbligatoria e il suo download sarà possibile su base volontaria.Sciolti quindi i dubbi in merito alle dichiarazioni che prevedevano una limitazione degli spostamenti per chi non acconsentiva al download dell’app. Resta da capire allora quanto sarà utile questo strumento, visto che stando alle stime degli esperti per far sì che sia efficace occorre un download da parte del 65% delle popolazione italiana (quindi circa 30 milioni). Riportando quanto emerso dal decreto legge: «alcuna limitazione o conseguenza in ordine all’esercizio dei diritti fondamentali dei soggetti interessati»

Ma chi conserva i dati degli utenti e privacy

Agli utenti più a rischio -quelli cioè che sono stati più a contatto con il positivo- viene quindi inviata una notifica sullo smartphone.L’app sarà costituita anche da un diario clinico, che raccoglie informazioni personali dell’utente come sesso, età, malattie pregresse, e lo stato di salute, che dovrebbe essere aggiornato giorno per giorno con eventuale insorgenza di sintomi.Questo ha sollevato un nuovo dubbio circa l’utilizzo dei dati personali dei cittadini: dove finiscono e dove vengono conservate le informazioni condivise dai singoli utenti?

È il ministro Boccia a sottolineare che le informazioni saranno gestite dallo Stato e saranno completamente anonime. La conservazione dei dati è ancora oggetto di analisi: i server potrebbero essere posizionati in una struttura del ministero della Difesa o dell’Interno o in altre zone già schermate da sistemi di sicurezza avanzati come per esempio le caserme. Non saranno però le Forze dell’ordine a gestire le informazioni: si valuta l’ipotesi su chi sarà a occuparsi dell’invio della notifica alle persone che sono potenzialmente entrate in contatto con una persona infetta. Le varie Asl potrebbero giocare un ruolo di primo piano ma molto dipenderà dalle singole amministrazioni regionali.Chiarimenti sempre dal decreto legge del 30 aprile: presso il ministero della Salute, sarà istituita una piattaforma per il tracciamento dei contatti stretti tra i soggetti che installeranno, su base volontaria, un’apposita applicazione per dispositivi di telefonia mobile. L’applicazione sarà complementare rispetto alle ordinarie modalità già in uso da parte del Servizio sanitario nazionale.

Immuni: chi c’è dietro all’app

Anonimato: questa sembra essere la parola d’ordine dell’app Immuni, che punta molto sull’uso volontario degli utenti.

Nell’ordinanza che ha dato il via libera all’app leggiamo che:

“Bending Spoons, esclusivamente per spirito di solidarietà e quindi, al solo scopo di fornire un proprio contributo volontario e personale per fronteggiare l’emergenza Covid in atto, ha manifestato la volontà di concedere in licenza d’uso aperta, gratuita e perpetua al commissario Arcuri e alla presidenza del Consiglio dei ministri il codice sorgente e tutte le componenti applicative facenti parte del sistema di contact tracing già sviluppate nonché, per le medesime ragioni e motivazioni, sempre a titolo gratuito, ha manifestato la propria disponibilità a completare gli sviluppi informatici che si renderanno necessari per consentire la messa in esercizio del sistema nazionale di contact tracing digitale”.

L’uso dei dati sarà coordinato dal Centro Diagnostico Santagostino, che potrebbe avere il compito di organizzare gli interventi sanitari necessari qualora venissero rilevati dall’applicazione, e da Jakala, una compagnia italiana specializzata nell’analisi e nel trattamento dei dati: a loro spetterà la lettura e la schematizzazione applicativa delle informazioni raccolte con Immuni.

Volete  approfondire? Cliccate qui.

 


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