Equitalia (ora Agenzia delle entrate-riscossione) ha chiesto ad un cittadino, S.C., ben 63.000€ da pagare tramit un bollettino. Un debito che è aumentato  in pochi mesi di 18.000€. Ma lui non ci sta: non vuole suicidarsi, vuole lottare e dare lavoro, per lui “Equitalia non vale niente”. Riportiamo di seguito il  post pubblicato sulla sua pagina Facebook:

Equitalia mi chiede 63000 euro da pagare 

con un bollettino postale.

“Questa è la cifra che mi chiede Equitalia! Così, tranquillamente, con un semplice bollettino! Come quelli che si usano per pagare una contravvenzione, la luce o il gas! Mi è arrivata ieri, e secondo loro in una quindicina di giorni dovrei trovare 63 mila euro. E faccio presente che fino a qualche mese fa secondo loro ne dovevo 45 mila, quindi gli strozzini mi chiedono il pizzo con degli interessi che in pochi mesi sono aumentati di 18 mila euro.

È da più di 10 anni che ho questa attività, ne ho passate tante, è stata una gran fatica, ma è stato anche appassionante! Ho superato tanti ostacoli, in più di 10 anni di lavoro sarò andato in ferie una volta o due! Ho una normalissima automobile che mi serve per lavorare e una piccola casa che mi serve per viverci. È da mesi che non guadagno nulla pur di pagare i dipendenti! Nonostante tutta la mole di lavoro e di responsabilità non ho accumulato alcuna ricchezza, ho dato lavoro, un servizio e un contributo allo Stato.

Se calcolo tutto il lavoro svolto e il guadagno finale penso che un servizio migliore non si potesse dare se non in condizione di totale schiavitù! E forse è quello che vogliono, ed è la sensazione che ho ad oggi con queste regole e queste tasse impossibili da sopportare! Sono diventato uno schiavo che sopravvive e che è costretto a schiavizzare i suoi dipendenti per rimanere sul mercato, per essere competitivo e per non chiudere, per non morire…

Capisco la sensazione di coloro

che hanno ceduto.

Capisco la sensazione di quegli imprenditori che si sono suicidati, stanchi di quella vita senza più senso. C’è qualcosa di terribilmente marcio in questa società, labirinto di leggi e regole, talmente assurde e complesse che non so se la mia commercialista sia in grado, di districarsi! Ma sono costretto ad affidarmi a lei e non so neanche quanto sia responsabile di tutto quello che fa per mio conto! Se ci pensiamo è assurdo che dobbiamo pagare una persona per pagare. Detto questo a me sinceramente non interessa perdere tutto, anzi forse per me sarebbe una liberazione!

Ma non lo trovo giusto, non ha senso! Chiudere i miei negozi, licenziare, fallire. Io voglio lottare! Di sicuro non voglio suicidarmi! Voglio dare lavoro! Voglio produrre, essere parte del sistema e della società! Voglio essere importante per questo paese, voglio essere una risorsa! Voglio pagare le giuste tasse e voglio libertà e giustizia! Equità sociale! Per me Equitalia non vale niente! Per me conta la costituzione italiana e la dignità del suo popolo! Continuerò a lottare fino a che potrò e allora poi potrò morire, ma non sicuramente da suicida.”

Non datevi mai per vinti. Equitalia non deve vincere perché non vale niente.

Non vi date MAI per vinti, non fatevi sopraffare dallo sconforto! Ricordatevi che Equitalia non è un ufficiale della riscossione; essa è preposta per la riscossione ma non può esercitare nessuna potestà impositiva. Pertanto Equitalia è un semplice agente concessionario della riscossione e nulla di più. Equitalia infatti, a seguito di una Istanza, ha l’obbligo di fornire le prove per l’esistenza del fatto contestato nei confronti del Cittadino opponente, fornendo le prove di quanto attesta e vanta con la notifica delle Cartelle fatte pervenire. Sempre che le cartelle non siano inesistenti, nulle, notificate in maniera errata, etc… Risulta quindi possibile opporre in autotutela ad Equitalia invertendo l’onere della prova! Non sarete più Voi a dover provare quanto preteso ma bensì il contrario.

La legge di stabilità ci aiuta a combattere Equitalia!

Legge n. 228/2012 (legge di stabilità per l’anno 2013). L’art. 1, comma 540, della suddetta legge così recita: “In caso di mancato invio, da parte dell’ente creditore, della comunicazione prevista dal comma 539 e di mancata trasmissione dei conseguenti flussi informativi al concessionario della riscossione, trascorso inutilmente il termine di duecentoventi giorni dalla data di presentazione della dichiarazione del debitore allo stesso concessionario della riscossione, le partite di cui al comma 537 sono annullate di diritto e quest’ultimo è considerato automaticamente discaricato dei relativi ruoli. Contestualmente sono eliminati dalle scritture patrimoniali dell’ente creditore i corrispondenti importi”.

Io non mi suicido e voi ?

Non fatevi distruggere dall’Agenzia delle Entrate-Riscossioni. 

Noi possiamo darvi l’aiuto che cercate.

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